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Lettera del Presidente ANP Regione Toscana

 

Di Alessandro Artini

 

lo scopo di questa nota è semplicemente quello di invitare coloro che ancora non l’hanno fatto ad aderire alla contestazione promossa da ANP mediante le lettere da inviare all’USR. Come è noto tale contestazione prevede il rifiuto di compilare il Portfolio, l’adozione di una posizione di inerzia rispetto alla chiamata diretta, il rifiuto delle molestie amministrative, ecc. I format delle lettere sono nel sito nazionale e in quello regionale, una volta riempiti devono essere consegnati ai Presidenti provinciali.

Ovviamente è possibile praticare queste forme di contestazione prescindendo da ANP, ma ritengo che l’adesione individuale abbia un minor valore. Per chi è disponibile ad accompagnarmi in un percorso riflessivo non immediato né sintetico, quello che segue è il mio punto di vista. Esso non risulterà condivisibile per alcuni e sicuramente mi esporrà a critiche, ma, come suggerivano gli antichi filosofi, “Amicus Plato, sed magis amica veritas”.

 

In questi giorni estivi osservo come lo stato di agitazione dei presidi non sia andato placandosi. Nonostante la calura, la protesta continua. Noi di ANP, che concludiamo tutti i nostri comunicati con la formula "La protesta continua", ne siamo soddisfatti. È evidente che lo stato di agitazione, proclamato dal Presidente nazionale il 3 aprile 2017, ha avuto seguito, perché coglieva il malessere profondo e diffuso della nostra categoria. Partecipo raramente nel web alla vita dei cosiddetti social e pertanto ne ho una conoscenza modesta, ma molti amici mi raccontano che su FB, ad esempio, il dibattito sui temi della dirigenza ferve. In qualche misura il dibattito stesso è parte del movimento di protesta perché, com’è noto, la comunicazione non è una mera trasmissione di idee ma comporta sempre delle azioni sociali. Non a caso si parla di “atti comunicativi”. Speriamo, dunque, che questi dibattiti accesi provochino cambiamenti favorevoli nelle posizioni governative e in quelle dell’Amministrazione, che finora sono apparse indirizzate verso tutt’altre sponde.

Nel web nascono documenti che si diffondono alla velocità della luce, raccogliendo consensi immediati e appassionati. Il malessere diffuso induce atteggiamenti solidaristici e di condivisione. In questo momento la parola d’ordine sembra essere “Unità, unità …”, come se prevalesse all’interno della nostra categoria una voglia effusiva di identificazione. Nelle chat locali ci si tiene costantemente in contatto, qualche volta per attivare una reciproca consulenza, come nei gruppi self help, talaltra per celebrare il successo per la vincita di un PON o il compleanno degli stessi partecipanti.

Spesso questi movimenti hanno sede locale e nelle piccole patrie provinciali tutto sembra più fluido e accattivante, perfino le relazioni corrono veloci e spumeggianti. I collegi dei dirigenti, che nel corso degli ultimi anni hanno condotto una vita grama (perché istituzionalmente non contano niente), sembrano resuscitati.

Paradossalmente sta avvenendo che le indicazioni di ANP trovino un inatteso credito. I dinieghi verso il portfolio e le molestie amministrative, ecc., sembrano inverarsi. Per ora sembra tutto facile perché lo stress cui siamo stati esposti nel corso dell’anno si coniuga efficacemente con il rifiuto delle cosiddette molestie. Ma a breve le truppe movimentiste dei dirigenti si dissiperanno alla ricerca di qualche refolo marino.

In questo clima effervescente sembrano travolti anche i buoni vecchi sindacati che dalla veste istituzionale di interlocutori della Ministra, giacca e cravatta color perestroika, sono tornati a uno stile sessantottino blasé (in attesa dei costumi balneari). Adesso, per non restare all’asciutto di tessere, si gettano nel mare dei movimenti e tra un’onda e l’altra alzano la testa per farsi riconoscere. Più che nuotare arrancano, ma lo sforzo di apparire sostiene le dinamiche naturali di galleggiamento. Tra un po’ qualche vecchio arnese apparirà aitante e palestrato: miracoli della chirurgia estetica. Si profilano all’orizzonte anche nuovi leader, in alcuni casi dai volti inediti. Molti di loro sono persone autentiche e integre; alcuni sono “capetti”. Questi ultimi già si sono presentati, nella nuova veste, all’Amministrazione e hanno invitato gli ispettori a pazientare perché “adda passà ‘a nuttata” …

 


 

Qualcuno, a questo punto, obietterà: che male c’è in tutto questo? Meglio così che lo stato di passività precedente. Certamente, ma …

1) Al termine di tutto questo, chi si presenterà ai tavoli di concertazione? I movimenti o i tradizionali sindacati?

2) Siamo certi che questi ultimi si interessino di aumenti ai dirigenti e di perequazione? Alcuni giorni fa un capetto Gilda (che non ha iscritti tra i dirigenti), in un impeto di sincerità ha urlato che, se non avessero parlato loro con la Ministra, l’Amministrazione sarebbe stata propensa alla perequazione interna, a seguito della manifestazione del 25 maggio. Per fortuna il loro e gli altri sindacati l’hanno fermata. E giù uno scroscio di applausi nella sala gremita di docenti!

3) I sindacati da tempo si battono per abolire la 107/2015: troppi poteri ai dirigenti! Secondo loro (e non solo loro, purtroppo) sono i poteri che determinano il sovraccarico di impegni: aboliamo i poteri e verranno meno le molestie amministrative. L’equazione non funziona perché le molestie non discendono dai poteri. Anzi generalmente la rivalutazione di una figura professionale con l’attribuzione di nuove prerogative rende la stessa meno “molestabile”. È il basso profilo dei poteri che ne rende debole il ruolo e per questo sovraccaricabile di mansioni.

4) Aboliamo i pochi poteri dei dirigenti e torneremo alla atipicità dei capi di istituto. A quel punto si ribadirà che i dirigenti scolastici devono star fuori dalla dirigenza statale e addio perequazione con gli altri dirigenti dello Stato …

 

 

Il nostro è un Paese dove tutto si muove, ma nulla progredisce. Un Paese che si agita internamente al massimo, senza però compiere un passo in alcuna direzione. Sembriamo una trottola, che al massimo della sua roteazione pare immobile sul proprio asse. Al vortice di chiacchiere della politica, infatti, non segue alcuna decisione importante. I sociologi direbbero che dai movimenti nascono raramente delle istituzioni. ANP ormai da trent’anni ha un ruolo istituzionale, sotto certi aspetti è essa stessa istituzione.

Per questo ritengo che sia utile aderire formalmente alle lettere di diniego contenute nel nostro sito e mi rivolgo particolarmente a coloro che hanno deciso recentemente di praticare forme di protesta contro il portfolio e a favore dell’inerzia nella chiamata diretta. È utile cioè che tali contestazioni non appaiano come scelte individuali o movimentistiche, questo anche dal punto di vista della tutela personale. In questi giorni stiamo effettuando gli ultimi invii di lettere raccolte nelle varie province. Coloro che hanno firmato sono un centinaio circa, ma attendiamo anche le ulteriori adesioni.

 

Concludo la presente con un saluto ai nostri colleghi umbri e al loro impegno instancabile affinché il movimento dei “dsumbri” porti cambiamenti profondi e nuove istituzioni scolastiche.

 

 

Firenze, li 17 Luglio 2017

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