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Lettera aperta sul Portfolio ai Dirigenti Scolastici della Toscana

 

Di Alessandro Artini – Presidente Anp della Toscana

 

Cari colleghi,

 

a breve si presenterà la questione del cosiddetto Portfolio ovvero dello strumento che l’Amministrazione ha predisposto per la nostra valutazione. Esso dovrebbe essere compilato entro la fine di Luglio.

L’Associazione che rappresento, ormai da alcuni mesi, ha preso posizione nel senso del rifiuto.

Vorrei adesso ricordare brevemente le ragioni di una tale scelta. Esse ovviamente  sono attinenti al declino del nostro ruolo professionale, ripiegato nella mera osservanza dei dettami burocratici e oberato di compiti, alcuni dei quali del tutto impropri come quello di vigilare sui certificati vaccinali al posto del servizio sanitario. Su di noi viene riversato il cattivo andamento dell’Amministrazione (e non solo di quella scolastica) rispetto alla quale siamo chiamati a correggere le disfunzioni. Se l’Amministrazione manca di alcuni dati statistici aggregati (pur essendone in possesso), c’è sempre una risposta: chiediamoli ai presidi! C’è da fare le graduatorie per le supplenze? Compito delle scuole. C’è da ricostruire la carriera dei docenti? La risposta è sempre la stessa.

“Mettere una toppa”: questa è l’espressione che comunemente si usa per indicare la correzione degli errori. Essa, se da un lato evoca la pregevole manualità della sarta (abilità poco apprezzata anche nelle scuole professionali …), dall’altro denuncia che si tratta pur sempre di una soluzione posticcia, che non può nascondere del tutto la rottura. Il fatto che tale espressione sia diventata comune dimostra che viviamo in un Paese di rattoppi, la cui Amministrazione statale non può che assumere caratteristiche speculari. I presidi, dunque, nel corso di questi ultimi anni sono diventati sarte o sarti per i vestiti laceri dell’Amministrazione.

Inutile andare avanti, le magagne che quotidianamente dobbiamo affrontare sono note a tutti e rappresentano il terreno incidentato sul quale dobbiamo camminare. Ciò posto, vale porsi una domanda: “Cosa possiamo fare?”.

 

Alcuni di noi, nei luoghi di lavoro, hanno maturato un faticoso senso di distacco, che tuttavia traligna spesso nel mugugno. Altri si contentano del piccolo cabotaggio e della negoziazione di qualche modesto vantaggio. Altri ancora sono stanchi e frustrati, spesso privi di lucidità e incapaci di interpretare quanto accade. Talvolta questi ultimi sono polemici verso la nostra associazione più che verso altri soggetti.

Ovviamente ANP non può far tutto da sola: c’è bisogno di una partecipazione corale della nostra categoria. Se non ci sarà, verranno a cadere tutte le rivendicazioni circa la perequazione, il giusto riconoscimento del nostro ruolo tra gli altri dirigenti dello Stato, il rifiuto delle molestie amministrative, ecc.

 

Per questo è inopportuno e sbagliato compilare il Portfolio, perché nessuno crederebbe nella nostra volontà di cambiamento.

Rilevo, inoltre, che il Portfolio è diventato uno strumento superfluo, inadatto a premiare i più meritevoli tra noi. L’egualitarismo populista dei sindacati ha avuto la meglio, complice l’alta burocrazia e una parte della politica.

Dal nostro punto di vista la non compilazione, nel peggiore dei casi, potrebbe essere tacciata di “autolesionismo”, dacché il Portfolio è nato come strumento per la valorizzazione individuale. In tal senso abbiamo chiesto un parere al nostro avvocato Niccolò Grossi e ad esso rimando, precisando che è pubblicato nel nostro sito regionale.

Cliccare qui per leggere il parere

Certamente non siamo in grado di prevedere il futuro e di eludere qualsiasi rischio, ma ciò che dobbiamo soprattutto paventare è di rimanere impaludati nella situazione attuale.

Il rischio più terribile è quello della ignavia, che ci renderebbe corresponsabili del nostro stesso sgradevole destino professionale.

 

Cordiali saluti.

 

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Firenze, 2 luglio 2017

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