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DOCUMENTO CONGRESSUALE ANP TOSCANA

 

Alessandro Artini (Presidente ANP Toscana)

 

Nel dibattito congressuale, tenutosi il 30 settembre 2016, sono emersi i seguenti punti.

 

1.       Nel corso di questi ultimi mesi l’Amministrazione ha più volte evidenziato l’esigenza che le scuole costituiscano reti per svolgere alcune attività ordinarie (nomina supplenti, ricostruzione delle carriere, bandi di gara di appalto, ecc.) e altre attinenti specificamene alla sfera educativa e della professionalità docente, come la formazione.

2.     Se è vero che la costituzione delle reti può agevolare talune attività proprio per la dimensione di scala che le reti stesse comportano, accade tuttavia che, unitamente alla concentrazione dei compiti sulle scuole polo, l’ammontare elevato degli importi innalzi le aspettative dei soggetti interessati e con esse il rischio di contenzioso. Tutto ciò espone i dirigenti a situazioni difficili sotto il profilo delle responsabilità sia in sede amministrativa, sia in sede civile. Tale pericolo non può esser trascurato, anzi deve essere, per ciò che è possibile, prevenuto da parte dell’Amministrazione. La costituzione di reti non può rappresentare una mera risposta alla progressiva dismissione di funzioni degli ex Provveditorati. Essa deve implicare un disegno strategico di potenziamento dell’autonomia scolastica. Solo la prospettiva di un tale potenziamento può giustificare e offrire senso al cambiamento in atto.

3.     Gli Uffici scolastici provinciali versano in situazioni difficili, talvolta insopportabili, per l’impossibilità di sostituire il personale che progressivamente si ritira per il pensionamento. Tali situazioni non possono essere colmate con la semplice delega alle scuole delle attività precedentemente svolte dagli Uffici stessi. Si decida finalmente quali funzioni essenziali essi debbano svolgere nelle varie province e si proceda quindi a restituire alle scuole il personale restante che potrebbe trovare una più adeguata e soddisfacente collocazione professionale. La normativa vigente non impedisce all’Amministrazione di contrattare con i sindacati un programma di cambiamenti organizzativi che vada in tale direzione. Le scuole non possono semplicemente surrogare i Provveditorati. L’attribuzione ad esse di nuovi compiti, se non vuole essere un mero “passaggio” di mansioni e responsabilità, implica un potenziamento dell’autonomia scolastica con la conseguente dotazione di ulteriori risorse umane ed economiche. Solo in questa prospettiva, il clima organizzativo delle scuole può migliorare. Ciò consentirebbe, fra l’altro, di affrontare con maggiore efficacia i compiti sempre più numerosi e impegnativi che spesso, in maniera latente e non dichiarata, sono riversati sulle scuole stesse.

4.     Considerato il fatto che la nuova governance delle scuole si struttura sui ruoli dirigenziali, cui sono affidate alcune nuove responsabilità (linee di indirizzo del POF triennale, bonus, chiamata diretta, ecc.), contestualmente inaugurando un percorso di valutazione dei dirigenti stessi da parte del corpo ispettivo, è plausibile attendersi dall’Amministrazione comportamenti di debita considerazione verso la categoria. Certamente un segnale di tale attenzione potrebbe essere il pagamento celere degli arretrati ai dirigenti, un pagamento sospeso negli anni per ragioni esiziali e infondate. Anche la futura organizzazione delle attività non dovrà comportare per i dirigenti scolastici, come quest’anno, la rinuncia alle ferie estive. La revisione della tempistica rappresenterebbe anch’essa un altro segnale di attenzione. Si consideri, infine, che non ci risulta siano stati posti in essere percorsi valutativi così importanti destinati ad altri dirigenti della PA …

5.     In questi primi giorni di scuola si sono registrate situazioni anomale: molti docenti, perlopiù provenienti dalle regioni meridionali, assumono servizio presso le nostre scuole per poi tornare, grazie all’istituto dell’“assegnazione provvisoria”, nelle regioni di provenienza. Le scuole toscane restano, così, prive del numero necessario di docenti per gli ordinari funzionamenti. È del tutto evidente che, pur comprendendo il disagio di coloro che si trasferiscono, l’istituto in questione pone a rischio il buon funzionamento delle scuole. La normativa, al riguardo, deve essere rivista e, a nostro avviso, appare necessario subordinare la concessione del trasferimento per assegnazione provvisoria al parere favorevole del Dirigente. L’interesse personale dei singoli a rientrare nelle regioni di provenienza, pur giustificato, non può prevalere su quello del funzionamento complessivo dell’istituzione scolastica. Il Dirigente che, per il ruolo che ricopre, non ha altri interessi se non quello del buon andamento della scuola, dovrebbe essere interpellato al riguardo e il suo parere dovrebbe rappresentare una conditio sine qua non per qualsiasi trasferimento che si avvalga dell’istituto menzionato.

6.     È opportuno ricordare, per ultimo, che nel corso del congresso, la posizione di molti colleghi si è orientata a considerare forme più incisive di difesa della propria dignità professionale, considerato anche il fatto che l’esclusione della categoria dal ruolo unico della dirigenza statale appare come un inutile tentativo di giustificare l’ampio margine di differenza stipendiale tra la dirigenza scolastica e le altre dirigenze statali. Tale differenza, tuttavia, non ha altra definizione se non quella di “sperequazione”. Essa si realizza ai danni della dirigenza scolastica, oberata di incarichi e responsabilità come nessun’altra categoria dirigenziale. L’esclusione dal ruolo unico non occulta la sperequazione perché, nel momento in cui si valutano i dirigenti scolastici, gli stessi criteri possono essere trasposti verso altre categoria dirigenziali, rendendo trasparente il dislivello oggettivo di incombenze e responsabilità che penalizza i primi. Certamente una differenza retributiva così ampia tra la dirigenza scolastica e le altre dirigenze statali non favorisce la cura dei tradizionali atteggiamenti di disponibilità al dialogo che, per doveri istituzionali e senso civico, i dirigenti scolastici hanno sempre coltivato. È necessario che l’Amministrazione lanci netti segnali di inversione di rotta.

 

Firenze, li 30 settembre 2016.

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