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Come e' possibile far fronte ad adempimenti onerosi senza risorse? - Quesito di un Dirigente, risposta di Italiascuola, comunicato ANP

Vittorio Barsotti

E’ noto che le scuole si dibattono – ormai da tempo - in una situazione di difficolta’ economica che, progressivamente, si aggrava ogni anno di piu’.
Mentre i soldi sono sempre meno, paradossalmente, aumentano nuove poste di spesa senza che ad esse corrisponda alcuna adeguata dotazione di risorse.
Una condizione destinata a minare gli standard necessari al corretto funzionamento del sistema educativo, ed a vanificare qualsiasi reale spazio di autonomia alle istituzioni scolastiche.

MI pare interessante riportare tre documenti relativi a questa insostenibile situazione:
- un quesito posto dal Dirigente Scolastico Maurizio Tartarini, del Comprensivo di Seravezza; - la risposta di Italiascuola; - un comunicato dell’ANP nazionale.

QUESITO

La situazione di bilancio e di cassa di molte scuole è divenuta insostenibile, in modo particolare per gli istituti comprensivi, che, avendo spesso molti plessi, vedono le spese moltiplicate.

Ultimamente si sono anche aggiunte nuove spese, ingenti, (le visite fiscali e la mensa), per le quali non esiste alcuna copertura.

Il ministero ci dice di prendere i soldi dal contributo unico, ma il contributo unico è formato da:
1) Il fondo di Istituto, (che, secondo i sindacati è intoccabile)
2) Il risicato budget per le supplenze, (che non basta mai): per inciso i sindacati sostengono che la nomina dei supplenti, in modo particolare per le supplenze lunghe, sia obbligatoria, (ma il budget è MOLTO limitato).
3) Il contributo per le spese ordinarie.

A questo va aggiunto un contributo detto “per l'autonomia”.

Quindi, in sostanza, quello che un dirigente può effettivamente spendere per le spese ordinarie, (posta, materiale, carta, fotocopie, saponi e quant'altro), si riduce a veramente poco.

Nel caso del nostro Istituto circa 15000 euro, laddove solamente la spesa per la mensa, addebitataci con 3 righe del 12 dicembre, è di circa 14000 euro.

Nessuno ci dice dove dovremmo prendere i soldi. I sindacati non fanno sconti: se non paghi il personale denunciano, se non nomini supplenti denunciano. Il ministero non risponde alle nostre lettere di chiarimento e si limita a tagliare e tagliare.

Detto ciò i quesiti tecnici sono i seguenti:
1) Di fronte alla certezza di non avere i soldi per pagarli, può un dirigente non nominare supplenti anche per assenze lunghe (vedi maternità) ed eventualmente privare gli alunni di una materia o di un servizio adeguato? In parole povere: siamo obbligati a nominare, come ci dicono i sindacati, e, nel caso in cui non lo siamo, occorre garantire il servizio anche sapendo che andremo in rosso?
2) I sindacati ci dicono che il fondo incentivante può essere usato per pagare per cassa, ma che poi la quota usata va restituita perchè tale fondo è un diritto degli insegnanti e non può essere decurtato per indirizzarlo verso altre spese. Questa interpretazione è corretta?
3) Non ritenete che attualmente i dirigenti scolastici siano messi nella condizione di fare l'impossibile? Cioè di fornire servizi con mezzi che non esistono? Questo non lede il principio fondamentale del diritto per cui “Nemo ad impossibilia tenetur”?

Ringraziando in anticipo per la risposta porgo distinti saluti.

RISPOSTA

Come tutti i colleghi sanno, la situazione è molto difficile. Analizziamo le diverse questioni alla luce della particolare situazione in cui ci troviamo ad operare.

Prima questione.

Il dirigente scolastico è tenuto ad assicurare la regolarità del servizio, con riferimento a quanto disposto dalla normativa vigente.
In merito al contenuto del primo quesito, il punto di riferimento normativo è costituito dalla legge 448 del 28 dicembre 2001 (la finanziaria del 2002), che all'art. 22 comma 6 così si esprime: "Le istituzioni scolastiche autonome, ad eccezione delle scuole dell'infanzia e della scuola elementare, possono provvedere alla sostituzione del personale assente, utilizzando, in coerenza con il piano dell'offerta formativa, le proprie risorse di personale docente, anche oltre i limiti temporali previsti dalla normativa vigente, fino a un massimo di 15 giorni".
La norma, pertanto, con esclusione della scuola dell'infanzia ed elementare, sembra comunque imporre la nomina del supplente su assenze superiori a 15 giorni.
Tuttavia, a giudizio dello scrivente, in considerazione della difficilissima attuale situazione finanziaria delle istituzioni scolastiche, se il dirigente è in grado, per la scuola elementare oltre i 5 giorni e per la scuola secondaria oltre i 15 giorni, di assicurare, utilizzando, anche attraverso la flessibilità dell'organizzazione dell'orario scolastico, un livello di servizio che ritiene comunque adeguato al conseguimento degli obiettivi formativi e didattici della scuola, può fare a meno di ricorrere alla nomina del cosiddetto supplente.
Tuttavia, non si può non rilevare che se una simile soluzione è possibile e perseguibile per assenze brevi e saltuarie, appare molto ardua (in riferimento allo standard del servizio e non alle lamentazioni sindacali) per assenze lunghe come quelle connesse alla maternità: in questi casi si ritiene che il docente non possa esimersi dalla stipulazione di un contratto a tempo determinato per la copertura della/e classe/i: periodicamente segnalerà all'amministrazione le esigenze di cassa per il pagamento dei supplenti rilevando di avervi fatto ricorso solo per necessità imprescindibili.
In definitiva il dirigente, a fronte di assenze lunghe, non può non provvedere a garantire una accettabile regolarità del servizio scolastico.
In caso di non sufficiente capienza della disponibilità di cassa, il dirigente darà disposizione al DSGA di privilegiare il pagamento degli stipendi al personale; in casi eccezionali potrà anche dilazionare il loro pagamento, cedendo - e andando in rosso - a fronte di ingiunzioni.

Seconda questione.

La posizione espressa dai sindacati è condivisibile. Il fondo di istituto, che copre salario accessorio, può essere utilizzato per pagare lo stipendio (che è volto alla sussistenza); successivamente, quando saranno ripianate, con appositi finanziamenti, le spese effettuate per pagare i supplenti, il dirigente disporrà la liquidazione dei compensi accessori per retribuire le attività deliberate dal Consiglio di istituto ai sensi dell'art. 88 del CCNl del 29/11/2007.

Terza questione.

Non si possono non condividere le preoccupazioni dei dirigenti scolastici che da una parte sono tenuti a garantire il pubblico servizio scolastico, ma dall'altra non sono destinatari dei mezzi finanziari e strumentali per assolvere alla loro funzione e alle loro responsabilità. Indubbiamente in più circostanze il vecchio brocardo riportato nel quesito si adatta alla loro condizione. Soprattutto in queste circostanze il dirigente è chiamato all'esercizio di tutta la sua acribia e, in particolare, buon senso, per far fronte a una situazione emergenziale, adottando le soluzioni che - nella valutazione ponderata degli interessi e delle posizioni in gioco - consentano il minore sacrificio di quelli più rilevanti e che non possono essere compromessi oltre un certo limite. In ogni caso sarà importante che il dirigente possa razionalmente supportare e motivare le sue decisioni.

 

I dirigenti non sono responsabili della crisi finanziaria delle scuole

[Comunicato ANP del 18-03-2009]

 

Sinceramente dispiace che le notizie riportate dalla stampa circa i presunti attacchi del Ministro Gelmini ai dirigenti scolastici confondano problemi diversi che è bene, invece, tenere distinti. C’è una fondamentale differenza tra chi utilizza i diversi e numerosi elementi del malessere che pervade le scuole per fomentare la polemica politica o sindacale e chi, tenendo correttamente fede al proprio ruolo istituzionale, segnala la grave situazione di emergenza finanziaria che sta strangolando l’attività delle scuole e minando alla radice la stessa autonomia scolastica, nella legittima speranza che i decisori politici riescano a trovare le modalità più opportune per risolverla. Confondere i due livelli è un doppio errore: perché porta a deformare l’atteggiamento dei dirigenti che correttamente evidenziano un problema e perché può indurre gli stessi a non esporsi per non essere coinvolti nella polemica politica.

Il Ministro Gelmini non deve confondere tra le due modalità di affrontare il problema, né deve commettere l’errore (che già addebitammo al Ministro Fioroni, dopo una ben nota assemblea milanese) di ritenere che i dirigenti debbano imparare a risparmiare e ad utilizzare meglio le risorse loro assegnate e che l’emergenza finanziaria sia una montatura per attaccarla e metterla in difficoltà, soltanto perché qualcuno è interessato a strumentalizzare la situazione.

L’ANP per cultura e tradizione mira al merito dei problemi e non è adusa a caricarli di valenza politica, esponendosi per questo alle ricorrenti e strumentali accuse di essere troppo accondiscendente nei confronti del governo di turno. Ma non è alzando la voce o lanciando ultimatum che si favorisce la soluzione dei problemi e quindi anche nella presente situazione non intendiamo venir meno al nostro stile e alle nostre buone pratiche. Il merito del problema è rappresentato dalla impossibilità per le scuole di garantire, con le risorse disponibili, il normale funzionamento del servizio. Quindi non parlo di spese accessorie o di arricchimento dell’offerta formativa, ma di funzionamento ordinario. Se tanti istituti scolastici non hanno ancora dichiarato bancarotta è perché sopravvivono grazie ai trasferimenti (modesti) dagli enti locali e ai contributi volontari (sic!) delle famiglie.
L’ANP, sempre per stare al merito, ha accertato che dal 2001 al 2009 i trasferimenti ordinari dello Stato sono stati ridotti del 70%. Se fosse possibile analizzare l’andamento del livello dei contributi richiesti alle famiglie probabilmente scopriremmo che è inversamente proporzionale. Ma questa situazione sta diventando patologica, perché gli istituti del primo ciclo non potranno mai permettersi di chiedere contributi quali quelli richiesti da alcune scuole secondarie superiori e in alcune realtà, specialmente quelle più decentrate o deprivate, ormai si sta raschiando il fondo del barile.
La carenza di risorse (per altro vincolate per almeno il 90/95%) non consente di attivare iniziative e progetti, di acquistare il materiale necessario per il funzionamento amministrativo e per la didattica, di retribuire il personale supplente, di pagare le visite fiscali. La situazione di grave sofferenza che tanti dirigenti stanno denunciando sta nella progressiva paralisi delle attività, nella impossibilità di dare risposte al diritto all’apprendimento, di adempiere ai doveri di controllo, in una parola, nella impossibilità di assumersi le responsabilità dirigenziali che competono loro. Questo è il problema e nulla ha a che fare con la necessità di risparmiare, virtù che i dirigenti scolastici praticano da sempre.
Una seconda osservazione riguarda invece i cosiddetti “residui attivi” che le scuole vantano rispetto ai precedenti esercizi finanziari. Sappiamo tutti di che cosa stiamo parlando, come lo sa bene la Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio del MIUR alla quale abbiamo periodicamente presentato dettagliati rapporti e che attraverso i ripetuti monitoraggi ha esattamente registrato le condizioni di tutti gli istituti, evito pertanto di entrare nel dettaglio. Quello che mi preme sottolineare è la situazione assurda che la contabilità delle scuole evidenzia. I Programmi annuali degli istituti non sono realistici, calcolare tra le entrate i residui attivi porta a gonfiare artificiosamente i bilanci senza che esista alcuna garanzia di effettivo recupero dei residui in questione. Se, come qualcuno teme, si dovesse arrivare alla radiazione dei residui attivi la contabilità delle scuole cadrebbe come un castello di carte.

Questa è la situazione che i dirigenti stanno vivendo e che stanno anche tentando di segnalare. L’ANP in questi anni si è ripetutamente fatta interprete di questa emergenza, correttamente. Continuerà a farlo chiedendo al Ministro e al Capo dipartimento per la programmazione, non appena sarà insediato, che trovino soluzione al problema e ribadendo con tutta la fermezza necessaria che sottrarre alle scuole le risorse per sopravvivere è il modo più diretto per colpire l’autonomia scolastica, già messa a dura prova, e per compromettere l’efficienza del sistema pubblico di istruzione e formazione.

Cliccare qui per la news originale dal sito nazionale ANP

Lucca, 19 marzo 2009

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